Le riflessioni dell’incontro Acli di Fossato di Vico sui temi della 50° “Settimana sociale dei cattolici in Italia”

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In vista dell’appuntamento della 50esima edizione delle Settimane Sociali dei cattolici in Italia che si terranno a Trieste dal 3 al 7 luglio, giovedì 11 aprile, presso i locali dell’Acli di Osteria del Gatto P.le A. Volta Fossato di Vico, l’Ora et Labora Aps in collaborazione con i circoli della zona eugubino-gualdese, ha organizzato un pubblico incontro che ha proposto una riflessione sui contenuti dei documenti preparatori dell’iniziativa nazionale della prossima estate. L’incontro si è aperto con un minuto di raccoglimento per ricordare le vittime del drammatico incidente sul lavoro di Suviana. Il moderatore di giornata Antony Xavier Ladis Kumar vicepresidente regionale delle Acli dell’Umbria, ha ricordato che il tema della democrazia è quanto mai di stringente attualità e parlarne significa mettere in evidenza quanto sia in affanno oggi questo concetto. Siamo in un’apparente libertà, ma probabilmente non ci rendiamo bene conto di quanto il sistema democratico sia in sofferenza. Viviamo in una società liquida, frammentata, dove il relativismo delle opinioni è imperante e si fa fatica a partecipare, a mettersi insieme nella ricerca del bene comune. La partecipazione, il dialogo, sono elementi basilari per raggiungere la democrazia e la Settimana sociale dei cattolici in Italia ha l’obiettivo proprio di coinvolgere, unire, far riflettere. Le Acli sono in prima linea in questo percorso di dialogo ed anche l’iniziativa del circolo Ora et Labora si inserisce in questo cammino preparatorio in vista dell’appuntamento di Trieste. Bruno Chiavari presidente regionali delle Acli dell’Umbria, ha sottolineato quanto la nostra democrazia, costruita con fatica anche da molti padri costituenti cattolici, abbia il cuore in crisi e spetta anche alle Acli trovare una quadra per salvarla da avventure rischiose proponendo un modello di condivisione, di cooperazione e di discernimento collettivo. E’ quanto mai necessario trovare spazio e responsabilità per leggere la realtà sociale e politica e dare risposte moderne ai bisogni ed ai giorni difficili pieni di guerre e scontri della nostra storia contemporanea. Per un impegno concreto dei cattolici è necessario rendere praticabili concetti come: la conciliazione sociale, la solidarietà, la sussidiarietà, temi che non sono facili da rilevare nella loro totalità nelle attuali formazioni politiche. L’incontro è proseguito con la relazione di Giancarlo Pellegrini già docente di storia contemporanea dell’Università degli studi di Perugia che ha posto l’accento sul fatto che il documento preparatorio alle “Settimane sociali” meritatamente pone l’accento sull’importanza della partecipazione, che, però, è intesa in senso lato come partecipazione dei cattolici alla vita del paese, sorvolando l’aspetto della partecipazione alla politica, che è il vero problema, quello davvero importante, perché sono le forze politiche, i partiti/movimenti politici, i governi, i parlamenti ad elaborare le decisioni che si traducono in leggi e decidono concretamente sulla vita delle persone e del paese. Luigi Renna, vescovo di Catania e Presidente del comitato scientifico della Settimana ha scritto che «ci siamo resi conto che oggi il tema della partecipazione alla vita del Paese, dell’Europa, del mondo, ci chiede di riappropriarci degli strumenti e di una visione di democrazia». Inoltre constata con stupore che già Giuseppe Toniolo - che dette vita alle Settimane sociali ai primi del Novecento - riconosceva che nell’ambito della democrazia si svolgeva l’impegno politico e sociale dei cattolici. Pertanto l’amara constatazione del vescovo Renna circa la necessità di «riappropriarci degli strumenti e di una visione di democrazia» va essenzialmente rivolta a quanto avvenuto in Italia dopo tangentopoli, perché prima il processo democratico è cresciuto, si è affermato nella coscienza delle persone, ha prodotto miglioramento delle condizioni di vita, diffusione dell’istruzione e della cultura, crescita dei processi di sviluppo, più giustizia sociale ed equità rispetto alle condizioni antecedenti. Soprattutto i cattolici quindi hanno dato un contributo fondamentale nell’elaborazione della Carta Costituzionale, in cui è ben definito che al centro dell’attività dello Stato c’è la persona con i suoi diritti. Concentrare l’attenzione sulla presenza dei cattolici solo nella società civile costituisce, secondo il prof. Pellegrini, un grave limite, un grande errore di impostazione. I cattolici purtroppo nulla contano nel luogo in cui si prendono le decisioni politiche ed è evidente che rispetto alle intenzioni, all’elaborazione dei valori che il mondo cattolico porta avanti, rispetto all’impegno che mettono nel sociale e nel terzo settore, il risultato in politica è praticamente zero. Il documento preparatorio di questa Settimana Sociale e gli interventi di alto livello che l’accompagnano continuano nella direzione sbagliata, sperando utopicamente che le idee buone e i valori del cristianesimo vengano condivisi da chi guarda, invece, solo al potere. Nonostante la delusione circa l’orientamento principale Pellegrini leggendo il Documento preparatorio, condivide in via generale le considerazioni culturali che vengono fatte sull’importanza della democrazia e sulla necessità per i cattolici di ricreare la cultura della vita democratica. Inoltre il professore nutre molti dubbi sul desiderio di democrazia che dovrebbe abitare il cuore della gente; il grande astensionismo può far capire quanto sia diffusa l’incomprensione concettuale del valore della democrazia e quanto non sia percepito il valore della corresponsabilità nella costruzione del bene comune. Pellegrini condivide il fatto che la Settimana sociale di Trieste sia luogo di dialogo tra i cattolici che in Italia hanno visioni diverse, che sia a favore della democrazia rappresentativa invece della democrazia diretta e che ci sia il riferimento alla partecipazione come elemento trainante che ci fa riscoprire fratelli, più uniti e un po’ più coraggiosi. Pellegrini ha concluso la sua brillante relazione ricordando Aldo Moro che spiegava che quel che conta è il senso che ha per il cristiano ogni attività, il suo costruire dovunque e comunque per l’eterno. Gli avvenimenti politici, per grandi che siano, contano non tanto per l’effetto immediato, quanto per il modo in cui incidono nel corso incessante della storia umana. Moro aggiungeva che per incidere ci sia bisogno di uomini che abbiano fede autentica e spirito coraggioso e se mancano, è vano sperare in una efficace presenza del cristiano. La giornata si è conclusa con l’intervento di Paola Villa della presidenza nazionale delle Acli con delega all’azione sociale ed all’animazione di comunità. La dirigente milanese ha evidenziato quanto la democrazia stia vivendo una fase di preoccupante crisi ed i recenti e drammatici conflitti internazionali ne sono la prova tangibile. Aumentano gli Stati che lasciano questo sistema andando verso modelli più autoritari. La democrazia sembra non essere più attrattiva e desiderata e viene spesso percepita come qualcosa di poco efficace ed obsoleto. Cresce un partito della guerra trasversale che testimonia proprio il fallimento dei luoghi di dialogo dove la democrazia ha la massima espressione. Gli spazi deputati a dirimere democraticamente i confronti sembrano in difficoltà. I motivi di tale crisi vanno ricercati su vari fronti. L’economia ha avuto il primato sulla democrazia, ma con il tempo si è dimostrato che il mercato non sa autoregolamentarsi ed i parlamenti sono sempre meno in grado di incidere sulle scelte politiche ed economiche. Le Acli pensano che senza partecipazione non vi può essere vera democrazia. Bisogna ritrovare momenti di incontro e di unità, ripartendo dai movimenti cattolici, ma non per rifare un partito, ma per trovare dei contenuti da rimettere al centro dell’agenda. Ripartire anche da posizioni radicali, scomode, che potrebbero non dare risposte subito, ma che troveranno riscontri positivi in futuro. Ad esempio le Acli stanno predisponendo delle proposte di legge popolari sulla forma partito che vadano aldilà della logica del partito-azienda in stile verticistico. Servono partiti con regole interne chiare, meritocratiche, democratiche, come richiesto già oggi alle associazioni del terzo settore. Inoltre se trattiamo il tema della partecipazione sentendoci parte anche della chiesa, specifica Paola Villa, c’è da mettere in evidenza come anche questa abbia bisogno di fare dei processi. Il calo della partecipazione dei fedeli, soprattutto giovani, è dovuto a situazioni che questa generazione non comprende. In primis il ruolo marginale che ha la donna nella chiesa. Le Acli nell’ottica della partecipazione, ha concluso la dirigente aclista, stanno altresì proponendo delle iniziative volte ad accompagnare i giovani all’esercizio del voto in vista delle prossime elezioni europee di giugno. William Stacchiotti

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