Autonomia regionale differenziata, la riforma spiegata all’incontro Acli di Fossato di Vico

condividi su facebook

Giovedì 7 marzo alle ore 17:30 presso i locali dell’Acli di Osteria del Gatto P.Le A. Volta di Fossato di Vico si è tenuto un pubblico incontro sul tema: “L’autonomia regionale differenziata. L’Italia non si taglia”, organizzato dall’Ora et Labora in collaborazione con i circoli della zona eugubino-gualdese. Il pomeriggio si è aperto con i saluti istituzionali di Marta Ginettelli vicepresidente provinciale delle Acli di Perugia che hanno preceduto l’intervento del moderatore prof. Mario Tosti ordinario di storia moderna presso l’Università degli studi di Perugia. Il docente perugino ha esordito ricordando l’importanza che rivestono i corpi intermedi, l’associazionismo nello spiegare alla cittadinanza la portata di riforme come questa dell’autonomia che avrebbe conseguenze dirompenti nell’architettura dello stato. Dalla scuola, alla sicurezza, alle politiche energetiche, sarebbero tante e diverse le materie che potrebbero diventare di pertinenza regionale con tutte le storture che ne deriverebbero soprattutto in termini di livelli delle prestazioni. Basti pensare a come la sanità regionale sia oggi nell’occhio del ciclone in gran parte delle regioni d’Italia che stentano a garantire servizi efficienti ed a smaltire liste d’attesa lunghissime a vantaggio delle strutture private. Antonio Russo vice presidente nazionale delle Acli con delega alla coesione territoriale ha sottolineato come in realtà a fianco della riforma dell’autonomia viaggi di pari passo quella sul presidenzialismo o premierato, in una sorta di baratto fra i due principali partiti della maggioranza. Due interventi messi in campo ad inizio legislatura, con una certa fretta, che impatterebbero in modo sostanzioso, dirompente per certi versi, sulla forma dello stato, sulla società e perfino sulla Costituzione. Riforme che le Acli, come alcune conferenze episcopali regionali ed altre associazioni di rilievo, come la Confindustria, ritengono foriere di ulteriori spaccature in un Paese che ha già tante differenze e non solo fra nord e sud. Le regioni potrebbero chiedere competenze proprie e specifiche su 23 materie organizzandosi autonomamente come fossero delle piccole Svizzere. Una competizione fra regioni che sembrerebbe il preludio, nemmeno tanto nascosto, alla vera riforma, quella fiscale secondo cui dove si pagano le tasse restano i soldi. Per non fare parti uguali fra diseguali e portare, almeno in teoria, tutti allo stesso livello si dovranno attuare i cosiddetti Lep (livelli essenziali delle prestazioni), ma per questo intervento secondo stime autorevoli si potrebbe arrivare ad una spesa mostruosa, soprattutto dati i tempi, di circa 100 miliardi. Russo ha poi ricordato come si sia arrivati a questa riforma, per ora passata solo in un ramo del Parlamento. Dalla Riforma del Titolo V è stato un crescendo di concessioni autonomiste, in una sorta di movimento carsico che ha eroso dal dentro vari partiti, coalizioni e Presidenti del Consiglio. I risultati invece, partendo dalla sanità, non sono proprio entusiasmanti ed il drammatico periodo dell’emergenza covid ha messo alla luce ulteriori faglie in un sistema già in difficoltà. Le Acli, ha concluso il vicepresidente nazionale, daranno il loro contributo nel far capire il rischio di una riforma così pericolosa che fratturerebbe il Paese. Non spaventa il regionalismo o l’autonomia in sé, ma quanto il differenziato che porterebbe inevitabilmente a regioni che hanno velocità e possibilità diverse. L’ultimo intervento di giornata è stato quello dell’ex parlamentare della Democrazia Cristiana Franco Ciliberti. L’esperto politico castellano ha dato grande risalto al ruolo che l’associazionismo riveste nelle società democratiche. Un elemento determinante per difendere la democrazia e limitare qualsiasi maggioranza. Oggi i partiti sono svuotati, i parlamentari non hanno più nessun legame con li territorio che li elegge, il linguaggio della politica è sempre più becero e violento e ci si scontra fra fazioni senza ragionare sul benessere collettivo. La riforma dell’autonomia è solo l’ultimo passo verso un regionalismo spinto che ha mosso i primi passi negli anni ’80 quando la DC non capì che era necessario snellire la burocrazia, favorendo un minor accentramento di poteri su Roma e sullo stato centrale. La Lega acquisì consensi ed i partiti, anche quelli di sinistra, iniziarono a fare concessioni al partito nordista nella speranza di ridimensionarlo. Oggi le Regioni hanno poteri enormi e dargliene di ulteriori, soprattutto su materie complicate, sarebbe una colpo definitivo al concetto stesso di Stato e di Nazione. L’ulteriore riforma del presidenzialismo che favorirebbe il rapporto diretto tra capo e popolo renderebbe ancora meno importante l’intermediazione politica che invece rimane un filtro essenziale. Dare poteri senza momenti e forme di controllo può essere pericoloso. Vanno rivisti i poteri delle regioni ridando maggiori spazi ai comuni, che sono gli interlocutori più vicini e diretti per i cittadini ed ai corpi intermedi. Alcuni servizi essenziali, ha sottolineato Ciliberti, dovrebbero tornare di competenza statale, in quanto la sbornia delle privatizzazioni non ha portato servizi più efficienti e soprattutto grandi risparmi. L’ex deputato democristiano ha chiosato prevedendo che questa sorta di baratto fra presidenzialismo ed autonomia non sarà digeribile nemmeno dagli elettori di Fratelli d’Italia e che dopo i risultati delle elezioni Europee alcune crepe potrebbero aprirsi nella maggioranza. Nell’immediato è comunque necessario informare i cittadini sulla portata di questa riforma e bene hanno fatto le Acli di Fossato a promuovere questo dibattito. Prima dell’incontro il vicepresidente nazionale Antonio Russo e Franco Ciliberti hanno visitato la sede del circolo Ora et Labora accolti dal presidente Francesco Pascucci e dall’amministratrice Celine Ercoli. Ha preso parte all’iniziativa anche il sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti.
°°