Il ricordo del Beato Toniolo alla XXVII° della FestAcli di Monte Cucco

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La figura straordinaria, per certi versi attuale, del Beato Giuseppe Toniolo, è stata al centro del dibattito della XXVII edizione della FestAcli di Monte Cucco, l’annuale incontro aclista che si svolge nel villaggio turistico Val di Ranco nel comune di Sigillo. Ad aprire e moderare il convegno, molto partecipato, è stato il presidente del circolo Acli Ora et Labora Prof. Sante Pirrami a cui hanno fatto seguito i saluti istituzionali del sindaco di Fossato di Vico avv. Monia Ferracchiato e del consigliere comunale di Sigillo Alessia Fumanti. Entrambe hanno ricordato l’immenso lavoro che il circolo svolge nel territorio e quanto, appuntamenti come questo, aiutino a ricordare figure le cui opere ed idee forniscono chiavi di lettura utili anche nella comprensione delle problematiche socio-economiche dei nostri giorni. Subito dopo a prendere la parola è stato il neo presidente regionale delle Acli umbre Bruno Chiavari. Il presidente, dopo aver ricordato il suo percorso nel mondo aclista, iniziato nell’ambito del patronato, ha voluto ringraziare i presenti e sottolineare come i valori che Giuseppe Toniolo metteva in evidenza come essenziali nelle sue proposte per rendere il quadro economico più giusto e meno escludente, siano straordinariamente attuali rispetto alle esigenze di tanta parte della società odierna. Se il lavoro è vicino alle necessità della famiglia, se si sposa con queste e non con le esigenze della finanza ha un senso, altrimenti non è più un valore ma rischia di diventare qualcosa di lontano dall’interesse dell’uomo. L’Italia ed in generale il mondo occidentale, hanno un bisogno urgente di rimettere al centro valori come quello della famiglia che non possono piegarsi a nessuna logica tantomeno se dettata dalla finanza. Si è detto davvero entusiasta di aver approfondito la conoscenza di una figura così centrale nella storia del pensiero e nell’organizzazione del movimento cattolico, l’ex procuratore della Repubblica di Perugia Nicola Miriano. Il pensiero di Toniolo, così lontano nel tempo ma straordinariamente attuale, ha avuto un impatto decisivo nell’elaborazione del cosiddetto socialismo cristiano. Miriano ricorda di aver sentito parlare del Toniolo per la prima volta grazie ai suoi fratelli che in gioventù aderirono alla F.u.c.i., di cui il professore veneto fu fondatore e negli anni della sua adesione all’Azione cattolica. Una figura che merita un posto d’onore nell’olimpo dell’elaborazione del pensiero del movimento cattolico, che va riscoperta, attualizzata e studiata con attenzione come le Acli hanno tentato di fare con questa giornata che ricorda il centenario della sua morte. Un quadro storico preciso e puntuale del periodo in cui si staglia il pensiero del Beato Toniolo è stato proposto dal Prof. Antonio Pieretti. Un lasso di tempo abbastanza lungo e complesso, pieno di trasformazioni socio-economiche che hanno cambiato in profondità l’Europa e l’Italia. Un periodo che parte dal dopo unità d’Italia e che arriva fino alla 1° guerra mondiale, un evento che con la sua drammaticità ha bloccato gran parte dei processi in atto. E’ in questa fase storica che muove i primi passi il Professor Toniolo. In un paese unito ma da ricostruire dalle fondamenta, lacerato da divisioni geografiche e culturali che sta tentando di iniziare il suo nuovo percorso. Sia la destra che la sinistra storica con i primi governi, si sono preoccupate di tenere sotto controllo i bilanci, dissodare le terre e soprattutto di creare le premesse per uno sviluppo industriale forte e duraturo. Con l’avvento della 2° rivoluzione industriale in Europa e successivamente in Italia, con le prime macchine all’interno delle aziende, le campagne tendono a svuotarsi e le città crescono sotto la spinta del progresso tecnologico. L’urbanizzazione e l’industrializzazione portano conseguenze anche nei rapporti fra lavoratori e proprietari. Col tempo aumenta la conflittualità, la contrapposizione e nascono i primi partiti e le prime forme di organizzazione sindacale che cercano di difendere e lottare per le classi più deboli e per il crescente proletariato. Dopo la fine del potere temporale della Chiesa e dello Stato Pontificio, non senza tumulti, non è ancora maturata nel mondo cristiano una coscienza sociale forte. La vera svolta si ha con l’Enciclica Rerum Novarum del 1891. Con questa viene definitivamente riconosciuto il valore del lavoro, non più considerato soltanto come fatica e talvolta sfruttamento, ma come una dimensione dell’uomo attraverso il quale poter realizzarsi e migliorarsi nella società. Inoltre si invitano le forze cattoliche ad esprimersi, promuovendo idee e contenuti anche in contrapposizione alle diverse istanze proposte dal mondo socialista. La Rerum Novarum apre quindi le porte alle organizzazioni cattoliche. Il Professor Toniolo offre diversi spunti di riflessione prima dell’Enciclica Rerum Novarum capendo in anticipo e prima di altri, la necessità di organizzazione per il mondo cattolico. Il Toniolo prende spunto dall’idea corporativistica medievale per promuovere forme di organizzazioni che integrandosi e collaborando, possono difendere categorie diverse ma mai in conflitto fra di esse. Prima dell’ampio dibattito e delle numerose domande degli ospiti presenti, Mons. Domenico Sorrentino Vescovo della Diocesi di Assisi - Nocera U. – Gualdo T. ha deliziato la platea con una brillante relazione sul pensiero e sull’idea di società proposta dal Beato Giuseppe Toniolo. Argomentare a distanza di così tanti anni di una personalità, significa evidentemente che i suoi insegnamenti e le sue intuizioni hanno ancora qualcosa di moderno e di applicabile. Giuseppe Toniolo ha avuto la straordinaria capacità di inserire il valore dell’etica come fattore intrinseco dell’economia. In una teoria economica, alla fine dell’800, impostata verso un crescente materialismo ed individualismo, il pensiero del professore veneto aveva un sapore molto più umano. L’uomo ha una sua dimensione economica ma non può esserne sopraffatto. L’economia deve essere guardata ed interpretata considerando aspetti che hanno un valore essenziale. Le persone, gli ambienti, i sentimenti, tutta la realtà che ruota attorno alla sfera umana, devono necessariamente rientrare nella sfera economica. L’esempio di San Francesco, attraverso il gesto rivoluzionario della “spogliazione” se visto sotto l’aspetto puramente economico legato all’ottenimento del massimo risultato col minimo sforzo, è anti-economico. In realtà San Francesco senza nessun soldo, con la povertà, si è comprato il mondo creando una nuova via economica che consente di apprezzare la natura, l’ambiente, aldilà dei risultati immediati. Il pensiero del Beato Toniolo, si lega strettamente ad aspetti filosofici e sociologici e tale peculiarità appare evidente nell’elaborazione dell’idea di società che il pensatore veneto ha in mente per combattere la nascente economia altamente escludente che mira all’atomizzazione dell’individuo. L’economia industriale malata ha bisogno di monadi, di individui soli, liberi di essere spostati e gestiti in nome del profitto. Le relazioni forti che partono dal nucleo essenziale della famiglia e poi si allargano alla comunità, vanno contro questa idea di società che rende l’uomo solo come un atomo sciolto. Concetti rivoluzionari di cui si è tornato a parlare a distanza di oltre cento anni definendo le dinamiche socio-economiche che stanno attraversando la società attuale. Di fronte a queste tendenze, allora come oggi, è necessario ricostruire l’etica aiutando le persone a pensare insieme, ad unirsi, a creare relazioni partendo dalle famiglie. Le famiglie unite possono contribuire alla ricostruzione di una società forte e per loro natura sono già un aiuto per l’individuo in difficoltà, basti pensare al ruolo di ammortizzatore sociale che hanno svolto in questi anni di crisi. La ricostruzione delle famiglie inoltre è la base fondamentale per la riorganizzazione dei corpi sociali intermedi. Le persone e la società civile devono tornare ad avere il primato, devono avere la capacità di mettersi in gioco e lo stato, a cui spesso chiediamo anche più del dovuto, deve avere una funzione sussidiaria ed intervenire dove non può arrivare l’iniziativa privata ed associativa. Uno stato che interviene su tutto e che deve sopperire all’iniziativa individuale, è destinato a crollare. In questo quadro apparentemente difficile, oggi come allora, con una finanza sempre più aggressiva e sempre più separata dall’economia reale, il cristianesimo seppur ridimensionato nella sua forza, può invece ripartire dal basso, dalle origini per trovare nuova linfa. Il cristianesimo delle origini si è radicato partendo da sparuti gruppi di fedeli che con tenacia e con la forza di Dio, hanno saputo coinvolgere altri individui senza avere luoghi di culto, ma partendo dall’incontro domestico. La speranza e la forza che ci viene da Dio, anche in questo periodo storico difficile, sapranno ricostruire la comunità cristiana un po’ marginalizzata ma mai rassegnata. La mattinata è proseguita con la Santa Messa celebrata nella chiesetta di Val di Ranco da Monsignor Luciano Paolucci Bedini Vescovo della diocesi di Gubbio che ha poi preso parte al tradizionale pranzo aclista. Nel pomeriggio spazio alla note musicali di Claudio ed alla voce di Barbara ed alle rigeneranti camminate nel verde delle faggete. Va in archivio un’edizione come di consueto partecipata, coinvolgente che ha consentito ai presenti di approfondire la conoscenza di una figura determinante del movimento cattolico italiano oltre che di trascorrere piacevoli momenti conviviali.

William Stacchiotti
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