VI Censimento Over 65
Si è tenuta giovedì 28 dicembre, presso i suggestivi locali del Castello di Baccaresca, l’annuale presentazione dei dati del censimento degli over 65 residenti nei comuni del territorio eugubino-gualdese. La giornata si è aperta con la lettura dei numeri del VI censimento spiegati nel dettaglio dal presidente del circolo Acli Ora et Labora di Fossato di Vico Francesco Pascucci in collaborazione con la consigliera del direttivo di presidenza Celine Ercoli. La popolazione over 65 è pari a 16.210 abitanti e rappresenta il 27.88% su un totale di 58.135 residenti ed è in aumento rispetto al 27,7% rilevato lo scorso anno, da tener presente che nell’ultima rilevazione era compreso anche il comune di Valfabbrica. Rispetto al dato nazionale, che è pari, secondo l’ISTAT, al 24,1% (come numero assoluto è circa 14.177.000 anziani over 65 sul totale della popolazione), il nostro territorio è molto più longevo. Il dato della regione dell’Umbria del 26,8%, è leggermente inferiore a quello della fascia appenninica ma abbastanza in sintonia. La presenza maggiore di anziani la troviamo nei comuni di Costacciaro e di Scheggia e Pascelupo con nell’ordine il 33,94% ed il 31,52%, a seguire il comune di Nocera Umbra con 29,64%; il comune più “giovane” rimane, come rilevato anche in passato, quello di Fossato di Vico con il 26,09%. Le donne sono generalmente più longeve quasi in ogni fascia di età presa a riferimento e tale dato è quanto mai evidente nella fascia dei “Grandi Anziani” in cui le femmine sono in maggioranza in ogni comune, duplicando o triplicando talvolta il genere maschile. La fascia degli “Anziani” (75-89) è la più presente superando di circa un punto e mezzo quella dei “Giovani Anziani” (65-74). Le persone anziane di genere femminile che vivono sole sono numericamente, in media, più del doppio di quelle maschili, con una forte presenza di “autonomia” nei comuni: di Costacciaro, Fossato di Vico e Sigillo. Il dato di Scheggia e Pascelupo, invece, denota una bassa percentuale di anziani che vivono soli: maschi 12% e femmine 29%. Gli ospiti delle residenze per anziani sono numericamente pochi rispetto al totale degli anziani residenti nei sette comuni. Dato questo che mostra una sostanziale autosufficienza della popolazione degli anziani e una buona predisposizione, da parte delle famiglie, a una convivenza allungata e plurigenerazionale. Al termine della lettura dei dati la docente universitaria dell’università di Perugia Giuseppina Bonerba, coordinatrice dell’incontro, ha presentato il prof. Paolo Montesperelli dell’università La Sapienza di Roma sottolineando quanto i numeri che emergono dall’analisi possano guidare le scelte delle istituzioni riguardo ai diversi bisogni che gli stessi anziani hanno anche in base all’età. Inoltre ha posto l’accento su quanto, a fianco ad un’Italia ed un’Europa che invecchiano e calano di popolazione, vi sia un mondo che cresce; questo deve necessariamente indurre a scelte politiche ed organizzative che diano risposte globali e non solo limitate ad un piccolo territorio. Il sociologo perugino, habituè degli incontri aclisti, ha relazionato i numerosi presenti sul tema: “Italiani poca gente. Perché diminuiamo e diventiamo un Paese di anziani”. Montesperelli ha esordito dimostrando che dagli
anni ’90 fino al 2014, grazie al contributo degli immigrati, la popolazione italiana è cresciuta e poi rimasta stabile raggiungendo i 60 milioni. Dal 2015 è iniziato il calo ad un ritmo di circa 200 mila abitanti in meno all’anno. L’Istat nelle sue previsioni specifica che l’Italia al 2070 potrebbe perdere intorno ai 10 milioni, circa 20 addirittura secondo proiezioni più pessimistiche. All’interno della popolazione che decresce, aumenta la percentuale di anziani. Alcuni dati lo testimoniano in modo plastico. Nel 1861 la classe maggiormente presente era quella compresa fra 0-4 anni, nel 2003 quella tra 34-39, nel 2050 quella fra 70-74 anni. Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione è quanto mai dirompente. Nel panorama di un’Europa che mediamente invecchia, l’Italia lo fa in modo più veloce così come l’Umbria ed ancor di più la zona presa a riferimento dall’analisi. Nel territorio della fascia appenninica infatti si è passati dal 26% di over 65 del 2017 al 31% di oggi. Gli anziani aumentano perché la vita si è allungata e questo dato non può che essere accolto con gioia, ma anche perché purtroppo nascono sempre meno bambini. La vita media si è allungata passando dai circa 30 anni del 1861 agli attuali 82. L’Italia è fra i leader mondiali in questa speciale classifica e l’Umbria è una fra le regioni in cui si vive più a lungo. Il problema del calo delle nascite è evidente basti pensare che nel 1952 il numero medio di figli per una donna in età fertile era di oltre 3, oggi siamo a poco più di 1. Nel 1964 sono nati in Italia circa 1 milione di bambini, nel 2021 intorno ai 400 mila, meno della metà. Si è entrati in quella che i sociologi definiscono trappola demografica. Meno figli oggi infatti presuppongono un minor numero di genitori domani e quindi ancora meno figli in futuro. Questa catena va interrotta, ma servono politiche lungimiranti, di lunga portata e non interventi spot di breve durata. L’invecchiamento della popolazione infatti porta con sé un inevitabile aumento di spese sanitarie, per la previdenza e l’assistenza, voci di bilancio che gravano su un debito pubblico già gigantesco. In Umbria già oggi a fronte di 4 pensionati ci sono soltanto 3 occupati. Servono necessariamente riforme profonde e strutturali che mirino ad aumentare il numero degli occupati regolari, facciano crescere l’occupazione femminile, tendano a ridurre l’orario di lavoro, facciano diminuire i Neet (giovani scoraggiati che non studiano né lavorano), aumentino le nascite attraverso politiche fiscali, di assistenza e di servizi. L’invecchiamento della popolazione porta con sé anche delle note positive, come sottolineato dal sociologo Montesperelli. Gli anziani infatti garantiscono delle entrate sicure alla famiglia attraverso le pensioni, fungendo spesso da vero ammortizzatore sociale per figli e nipoti. I prodotti e servizi a loro dedicati contribuiscono a far crescere il Pil, la loro migliore istruzione è spendibile nelle istituzioni, nel civismo e la loro miglior salute garantisce che questa fetta di popolazione sia sempre più al centro della vita politica, economica, sociale e familiare del Paese. Hanno preso parte all’incontro portando i loro saluti il sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti e il presidente provinciale delle Acli di Perugia Alessandro Moretti. Ha inviato i propri saluti, non potendo essere presente all’evento, il sindaco di Gubbio Filippo Mario Stirati. Al termine dell’incontro don Raniero Menghini, insieme ai diacono Elvio Frigio e Giorgio Cardoni, ha celebrato la Santa Messa prima della cena e dello scambio di auguri che ha coinvolto gli oltre cinquanta partecipanti.