A 60 anni dall’apertura del Concilio, le riflessioni all’incontro Acli di Fossato di Vico
Si è tenuto venerdì 28 ottobre l’incontro organizzato dal circolo Acli Ora et Labora di Fossato di Vico che ha ripercorso le tappe più importanti ed il quadro storico e sociale del Concilio Vaticano II a distanza di sessanta anni dall’apertura. La sala gremita ed attenta ha fatto da cornice a questo appuntamento che ha voluto porre l’accento su un momento nella storia della chiesa che è stato un vero spartiacque condizionando gli anni a venire fino a giorni nostri. Ad aprire i saluti del presidente del circolo prof. Sante Pirrami che ha sottolineato quanto il Concilio voluto da Papa Giovanni XXIII sia stato utile per distendere le tensioni, sempre più accese, fra le due superpotenze Usa ed Urss in un momento storico nei primi anni sessanta, in cui la guerra fredda rischiava di degenerare in un conflitto armato con il rischio nucleare davvero probabile. Don Lorenzo Sena, vice Priore dell’eremo di San Silvestro in Montefano di Fabriano, ha aperto il suo intervento ricordando con particolare suggestione il momento storico del Concilio, le speranze, le paure, i tormenti, che hanno accompagnato quell’iniziativa che ha segnato i destini futuri della chiesa. Don Sena stava studiando teologia a Roma in quegli anni ed ha vissuto questa opportunità come una vera grazia. Vescovi da tutto il mondo erano presenti nella Città Eterna ancora una volta al centro del mondo della cristianità. Papa Giovanni XXIII era stato eletto succedendo a Papa Pio XII, un uomo straordinario, dalla cultura immensa e variegata, amato dal popolo come forse nessun altro prima. Arrivare dopo personaggi di tale portata non è mai facile, ma Papa Roncalli seppe, grazie all’intuito della sua santità, stupire, rinnovare, incidere fortemente, nonostante il suo breve pontificato. A pochi mesi dalla sua elezione nell’ottobre del 1958, il 25 gennaio del 1959 nella basilica di San Paolo fuori le mura, annunciò l’indizione di un concilio ecumenico, di un sinodo della diocesi d Roma e l’aggiornamento del Codice di diritto canonico. Novant’anni dopo il Concilio Vaticano I, fra lo stupore dei suoi consiglieri e vincendo anche alcune resistenze forti della parte più conservatrice della Curia, un nuovo Concilio. Il dito di Dio, ha evidenziato don Sena, si è visto in modo palese in questa iniziativa ed in tutto il percorso del Concilio. La storia è fatta dagli uomini, ma guidata da Dio e questo cammino ne è stata la prova. Questa scelta, così rivoluzionaria, determinata, di un Papa considerato un po’ di passaggio, ha generato inquietudini, anche spaccature, lacerazioni, Papa Giovanni XXIII ha provato su sé stesso la vera sofferenza dei Santi cercando di portare a compimento la volontà di Dio. Un Papa pellegrino che, per la prima volta dopo l’Unità d’Italia, uscì da Roma ad una settimana dall’inizio del Concilio, recandosi il 4 ottobre del 1962 a Loreto ed Assisi fra ali di folla festanti. Il Concilio si caratterizzò subito per una marcata natura pastorale, la Chiesa avrebbe dovuto riprendere a parlare con il mondo senza arroccarsi su posizioni difensive. La Chiesa da eurocentrica si stava caratterizzando come una chiesa universale, non solo con le chiese cattoliche di rito orientale, ma anche con la crescita delle chiese latino-americane ed africane. Dopo la morte di Papa Giovanni XXIII nel 1963, il suo successore Papa Paolo VI decise di proseguire i lavori anche andando contro la ritrosia di alcuni vescovi conservatori che optavano per la sospensione. Dopo quattro sessioni di lavoro il Concilio venne chiuso l’8 dicembre del 1965. Il Papa spiegò come la mente della Chiesa si fosse rivolta verso la direzione antropocentrica della cultura moderna. Da una chiesa occidentale si andava verso una chiesa universale, una chiesa nel mondo, con un maggior coinvolgimento della componente laica. Tra tutti i documenti conciliari il più importante fu la costituzione dogmatica “Lumen Gentium”. Divisa in 8 capitoli presenta la chiesa non più in forma gerarchica, piramidale, quanto come popolo di Dio in cui ciascun cristiano battezzato ha una responsabilità nella vita della Chiesa. Il Concilio, ha concluso Don Sena, ha avuto la capacità di riscoprire la teologia dei Padri e non andato quindi contro i tradizionalisti. La teologia può e deve cambiare con i tempi, solo la fede resta immutata. Oggi c’è forse una rinnovata necessità di ricominciare da capo, convertirsi, per riavvicinare davvero il popolo di Dio. Il secondo intervento del prof. Mario Tosti, docente di storia moderna all’università degli studi di Perugia, ha toccato in particolare il crescente ruolo che i laici hanno avuto nella Chiesa dopo le aperture del Concilio Vaticano II. Sicuramente questo percorso non è stato facile. Se partiamo dall’Unità d’Italia avvenuta contro una parte, contro anche il mondo cattolico e tutto quello che tale situazione ha generato negli anni successivi vediamo quanta strada è stata fatta non senza scossoni importanti. Il non expedit, la disposizione della Santa Sede con la quale si dichiarava inaccettabile che i cattolici italiani partecipassero alla vita politica nazionale, un disimpegno, poi rivisto con il patto Gentiloni, una sorta di patto non scritto fra cattolici e liberali in chiave antisocialista per difendere valori i valori cristiani e l’avvento del Partito popolare italiano, con il ritorno organizzato alla vita politica che durò poco con l’avvento del fascismo e le conseguenze del caso, furono tutti aspetti che determinarono nei laici dei tormenti e delle difficoltà ad impegnarsi. Questa successione di eventi fa capire come per decenni i cattolici si siano sentiti quasi senza cittadinanza nel proprio Stato. Il periodo del Ventennio aveva acceso qualche speranza nei cattolici con l’idea che aveva il fascismo di ricristianizzare l’Italia. Dopo il 1931 e l’assalto delle squadracce alle sedi dell’Azione Cattolica anche questa possibilità venne meno. Tutto era da fascistizzare anche l’aspetto educativo e sociale. Solo dopo la fine della seconda guerra mondiale, con l’avvento della Democrazia Cristiana, il protagonismo dei cattolici in politica diventa preponderante e finalmente attivo a pieno. Il serbatoio della classe dirigente della DC divenne l’associazionismo cattolico nelle sue varie declinazioni. Le elezioni del 1948 videro una mobilitazione di massa di tutto il mondo cattolico e delle gerarchie ecclesiastiche a difesa, non solo dei valori cristiani, ma della libertà, contro il blocco comunista. Due mondi contrapposti si scontrarono e la chiesa giocò un ruolo fondamentale per far vincere la Democrazia Cristiana. Il laicato cattolico era schierato, faceva propaganda insieme alla chiesa per un partito, un collateralismo che durò fino al Concilio Vaticano II. Questo spartiacque fondamentale nella storia della chiesa e della società italiana, arrivò in un periodo storico in cui i cambiamenti economici, sociali, culturali, stavano attraversando l’Italia ed il mondo. Il boom economico, l’avvento della televisione, maggiori libertà anche nei costumi, ponevano la chiesa di fronte al rischio di non essere più per nulla in sintonia con la società. L’intuizione di Papa Roncalli fu decisiva e pose fine al rischio di una Chiesa che andasse contro la modernità. Fondamentali furono diverse scelte in parte rivoluzionarie fra cui l’apertura al ruolo del laicato, la fine del monopolio maschile sulla teologia, fu infatti Papa Paolo VI ad ammettere 23 donne ai lavori del Concilio come uditrici, la fine della chiesa piramidale che andava invece sempre di più verso una struttura a cerchi concentrici. Ed inoltre non più una Chiesa di parte legata ad un singolo partito o ad un’ ideologia, che serve solo questa porzione di cittadinanza, ma che serve tutta l’umanità, non solo dei battezzati, ma che collabora ed ascolta le altre religioni in chiave ecumenica. L’affermazione di un pluralismo disinteressato in cui una stessa fede cristiana può condurre ad impegni diversi. Questi sconvolgimenti portarono ripercussioni, ma squarciare il sistema del collateralismo politico generò una ventata di libertà e salvò la Chiesa dall’affondare insieme alla Dc nel momento in cui il partito fu colpito da Tangentopoli e dai tanti scandali nei primi anni ‘90. Il prof. Tosti non considera comunque il percorso del Concilio Vaticano II come pienamente concluso. Il ruolo dei laici è ancora troppo marginale nella Chiesa. Non si tratta certo di sostituire in tutto i parroci, ma questi ultimi, che sono sempre di meno, devono avere più contatto con i fedeli quando invece, a causa di numerosi impegni fra varie parrocchie, finiscono per perdere la loro funzione di pastori fra il popolo, divenendo dei burocrati loro malgrado. Non si deve diminuire il ruolo sacerdotale, ma i laici, uomini e donne, possono con una giusta definizione dei ruoli, contribuire fattivamente alla vita parrocchiale molto più di oggi.