Alla 30° edizione della FestAcli il ricordo della Beata Armida Barelli, donna straordinaria del ‘900 italiano

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I saluti del presidente del circolo Acli Ora et Labora di Fossato di Vico Sante Pirrami, che ha ricordato con orgoglio i trenta anni della FestAcli a Monte Cucco, sono stati l’incipit della tradizionale giornata aclista nel villaggio turistico di Val Di Ranco tenutasi domenica 3 luglio. Prima dei brillanti relatori dell’incontro dedicato al ricordo della straordinaria figura della Beata Armida Barelli, è stata la volta dei saluti istituzionali della vicesindaco di Sigillo Annalisa Paffi, del sindaco di Fossato di Vico Monia Ferracchiato e della vicepresidente provinciale delle Acli di Perugia Marta Ginettelli. Ernesto Preziosi presidente nazionale di Argomenti 2000, vicepresidente postulatore della causa di beatificazione della Barelli ed autore del libro dedicato alla Beata “La zingara del buon Dio”, ha aperto la mattinata degli interventi sottolineando, quanto alla grandezza di questa donna non sia corrisposta un’altrettanto grande conoscenza popolare, un interesse largo che vada oltre una nicchia interessata. Una figura sconosciuta ai più che non ha trovato grande spazio nemmeno nella storiografia cattolica. Forse proprio perché donna,forse perché finita, suo malgrado, nel cono d’ombra di una personalità forte come Agostino Gemelli, ma tutto questo non può e non deve offuscare quanto di speciale ha compiuto questa donna dalla personalità forte, caparbia, che ha lottato per l’emancipazione femminile in un periodo storico complesso, fra le grandi guerre ed il ventennio fascista. Preziosi ha ricordato quanto si sia speso per far conoscere l’opera della Beata milanese attraverso scritti, pubblicazioni ed anche collaborando con la Rai per arrivare a breve all’uscita di una fiction che possa raggiungere un pubblico più ampio. Armida Barelli nasce a Milano in una famiglia borghese benestante di stampo cattolico-liberale estranea al movimento cattolico ottocentesco e non certo intrisa di una religiosità profonda. La sua vita di fede subisce una svolta importante con la frequentazione del collegio delle suore francescane nella Svizzera tedesca. Un ambiente con regole rigide in cui conosce una giovane collega di nome Agata che l’avvicina al culto del Sacro Cuore, un evento che segnerà per sempre il suo percorso. Quel cuore di Cristo che si rivolge all’umanità crea in lei un forte cambiamento interiore. La giovane Armida vorrebbe seguire la sua amica Agata nel suo percorso che la porta a farsi suora, ma l’opposizione della sua famiglia le fa cambiare idea, ma non frena quella sua ferma volontà di donarsi agli altri, di aiutare chi è maggiormente nel bisogno. A Milano inizia a fare cose concrete, a fare carità, volontariato assistenziale oltre a frequentare corsi con l’arcivescovo della città meneghina. Decide di consacrarsi a Dio, ma restando nel mondo, senza prendere i voti, Santa ma laica. Una strada che coniuga spiritualità e concretezza, ma difficile e poco appoggiata dalla chiesa dell’epoca. La scelta la porta ad incontrare fra Agostino Gemelli, con cui collabora inizialmente come traduttrice, per poi intensificare i rapporti nell’ottica di dare maggior peso alla presenza dei cattolici nella cultura attraverso dibattiti, idee, pensieri. Sarà lo stesso Gemelli, con altri eminenti figure del mondo cattolico compresa la stessa Barelli, a fondare l’università cattolica del Sacro Cuore, intitolazione per cui si è spesa fortemente proprio la Beata. Negli anni della grande guerra, con gli uomini al fronte, le donne iniziano ad inserirsi nel mondo del lavoro in modo più massiccio, soprattutto nelle fabbriche del nord. Una condizione che le porta ad avere una maggiore emancipazione anche economica. La pace determina ben presto le condizioni per la nascita di un’organizzazione che può raccogliere anche le istanze di queste lavoratrici. Armida Barelli capisce la situazione sociale in evoluzione e cerca di dare delle risposte concrete fondando nel 1918 a Milano la Gioventù femminile. Nel giro di poco tempo nascono da nord a sud circoli di donne lavoratrici. Si creano reti di persone nei territori. Nasce il giornale “Squilli di risurrezione” diviso anche per varie categorie, oltre a “Le settimane sociali” in cui si trattano temi che riguardano la questione femminile, sociale, sindacale. In pochi anni, in un contesto non certo facile, compresso fra il massimalismo socialista ed i primi vagiti di quello che poi diverrà il fascismo, la Barelli riesce a fare un’opera mastodontica di formazione aiutando la partecipazione di tante donne. La Gioventù femminile di Azione cattolica, che negli anni ’50 raggiunse oltre un milione e mezzo di aderenti, ha dato soprattutto un contributo significativo alla modernizzazione della mentalità e degli stili di vita di tante ragazze italiane. Le ha coinvolte in un disegno che andava oltre quei limiti talvolta rigidi, quasi invalicabili, entro i quali le donne dell’epoca erano confinate. La Barelli ha puntato decisamente sulla funzione ed il ruolo che la donna poteva avere nella società di quel periodo, contribuendo attraverso l’opera della Gioventù femminile, alla promozione delle ragazze italiane, sottraendole all’isolamento ed all’irrilevanza sociale e civile. Nel 1946, con l’apertura del voto alle donne, la Barelli si impegna per sensibilizzarne la partecipazione. Vengono elette nelle fila della Democrazia Cristiana 9 donne, di cui 4 provenienti proprio dalla Gioventù Femminile. Preziosi ha concluso il suo intervento ricordando come Armida Barelli sia stata una figura straordinaria del ‘900 italiano capace di fare grandi scelte su grandi ideali e costruendo così un percorso per tante donne. Lidia Borzi, componente di presidenza nazionale delle Acli, ha portato i saluti del presidente nazionale delle Acli Emiliano Manfredonia, che non ha potuto prendere parte all’incontro come preventivato, a causa della positività al covid 19. La dirigente aclista ha ricordato l’importanza dei circoli territoriali delle Acli, la vera linfa dell’associazione, donne e uomini che si spendono cercando di dare il proprio contributo ed aiutando a contrastare le povertà materiali e non solo. Momenti di incontro e di festa come la FestAcli a Monte Cucco, sono oggi ancora più significativi perché arrivano dopo due anni tremendi in cui la socialità è venuta meno e sono state tagliate relazioni ed occasioni di confronto. Ascoltare la relazione di Ernesto Preziosi ci ha permesso di fare una sorta di cavalcata nella storia d’Italia attraverso lo sguardo di una donna rivoluzionaria, quanto mai attuale. Le donne ancora oggi sono vittime di discriminazioni, permane il gap salariale, hanno poca presenza, seppur crescente, in associazionismo e partiti. Nemmeno le quote rosa sono la giusta risposta al problema, ma quanto soprattutto la possibilità di poter avere le stesse possibilità degli uomini e di poter dimostrare, senza scorrettezze, il proprio valore. Le Acli, ha sottolineato la Borzi, un po’ come Armida Barelli, hanno visione e concretezza e cercano di fare interventi che mirano a lenire i bisogni materiali, ma non trascurando la formazione, la spiritualità, la socialità e l’incontro. Nella Beata Barelli c’è una sintesi di Dio e di mondo, di religione e cultura, di contemplazione e di azione. C’è una sorta di santità incarnata nella dimensione sociale in cui è evidente il valore decisivo della fede. Al termine dell’incontro monsignor Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio e Città di Castello, ha celebrato la Santa Messa insieme al parroco don Raniero Menghini ed al diacono Elvio Frigio, presso la suggestiva chiesetta di Val di Ranco. La giornata è poi proseguita con il pranzo, le passeggiate all’ombra della lussureggiante faggeta e le note della fisarmonica di Claudio Guidarelli.

William Stacchiotti
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