Accoglienza, condivisione, ospitalità, la lezione di dom Salvatore Frigerio

condividi su facebook

Sabato 23 novembre 2019, presso la sala consiliare del comune di Fossato di Vico, dom Salvatore Frigerio, ha deliziato la platea intervenuta con una brillante lezione sul tema, di stringente attualità, dell’accoglienza, dell’ospitalità, partendo dalle sacre scritture ebraico-cristiane. Il gradito ospite ha iniziato il suo lungo intervento ricordando come sia alquanto significativo che la prima lettera che apre tutto il cammino biblico, sia la Bet, che nel vasto simbolismo della cultura ebraica, esprime il concetto di dimora e rapporto. Dimorare, rapportarsi con gli altri e soprattutto con Dio, è un pensiero che ritorna ed attraversa tutta la Bibbia fin dalla prima lettera. Ospitare significa accogliere, non è sufficiente aprire una porta ed offrire un tetto, ma occorre ascoltare e condividere tempo e vita con colui che abbiamo come nostro ospite. In questo caso è emblematica la Regola di San Benedetto che dice ai monaci “Tutti gli ospiti siano ricevuti come Cristo in persona perché egli dirà “Ero forestiero e mi avete ricevuto” e si adori in essi il Cristo perché è proprio lui che viene ricevuto. Un aspetto quest’ultimo che insiste sulla necessità della preghiera da fare insieme all’ospite. Nel libro degli Atti degli Apostoli di Luca emerge chiaramente la preoccupazione dell’autore di evidenziare con forza l’azione dello Spirito Santo, vero autore della crescita della chiesa ed i frutti che questo produce. “Tutti coloro che erano divenuti credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune”. Una comunione spirituale che lega credenti ed apostoli, comunione materiale che si realizza attraverso una condivisione dei beni economici, comunione alla mensa dell’Eucarestia. Il contesto concreto che rimanda al concetto di comunità dei beni viene fatto risalire a Pitagora ed al suo esemplificativo “tra amici tutto è comune”. L’affetto tra amici porta a condividere i beni di cui si dispone. I cristiani hanno in più, come spiegato da Luca, quella condotta che li differenzia che è frutto della fede e che li unisce nella comune adesione al Cristo portandoli ad essere disponibili verso tutti coloro che si incrociano nella quotidianità. In ciascuno di essi il cristiano vede la presenza di Cristo. Un salto di qualità del messaggio cristiano, una vera rivoluzione, che porterà alla nascita nella storia della chiesa, di tutti quei movimenti, tra cui quello monastico, che hanno fatto dell’ospitalità, dell’accoglienza e della comunione, le stelle polari della propria azione. La società odierna è purtroppo pervasa da un individualismo frutto di una filosofia di vita indotta da un sistema che fa della “paura dell’altro”, quasi un metodo elettoralistico e che finisce per far si che si guardi l’altro come colui da cui difendersi in particolare se “diverso”. Il vero evento antropologico dei nostri giorni è la presenza di un esodo di migranti dal sud-est afroasiatico che la vecchia Europa non riesce a gestire. Egoismi nazionalistici, interessi finanziari, corruzione diffusa, hanno reso infatti il vecchio continente incapace di accogliere ed hanno assopito in modo drammatico la coscienza cristiana occidentale. Le chiese, che sono finite per identificarsi con le istituzioni, sono state travolte da quelle stesse istituzioni che sono in crisi e di cui più in pochi hanno fiducia. La chiesa deve ritornare invece a stupire, a sconvolgere le coscienze, attraverso le opere e l’azione. La Parola che ci consegna la nascita di Gesù, nel vangelo di Luca, ci ripropone la testimonianza dei pastori che dicono: “andiamo a vedere questa parola che è accaduta”. Il nostro compito di cristiani è innanzitutto far vedere la Parola di Dio facendola “accadere”. E’ di questo che c’è assoluta necessità oggi affinché si torni a sperare nel valore della solidarietà. E’ proprio questa la misericordia che Papa Francesco ci chiede con voce incessante.
°°